Raccontando e leggendo

Tra il 7 novembre del 1628, giorno in cui il romanzo inizia, e il  novembre del 1630, quando finisce, tre terribili calamità si abbattono sul Milanese e buona parte d’Italia: la fame, causata dalla carestia che nella primavera del 1629 dilaga per scemare poi con il nuovo raccolto estivo, la guerra (nel settembre dello stesso anno l’esercito alemanno entra nel Ducato di Milano) e la peste. Il 20 di ottobre il protofisico Settala riferisce dei primi contagi nel Lecchese e nel Bergamasco, solo il 29 novembre la grida delle bullette – certificati di lasciapassare – viene pubblicata ma la peste ormai è entrata a Milano. Durante l’inverno il morbo cova e serpeggia lentamente facendo vittime qua e là, poi a partire da marzo le morti si fanno sempre più frequenti in ogni quartiere della città. È allora, esattamente il 30 marzo del 1630, che le istituzioni imbelli ed impotenti affidano ai padri cappuccini la direzione del lazzaretto. Il cardinale Federigo, dapprima contrario, cede alla richiesta pressante dei milanesi di far passare una grande processione per tutte le vie della città. Le autorità, che pure conoscono bene i rischi, danno la loro autorizzazione. Siamo arrivati all’11 giugno e ai primi di luglio i dati sulla mortalità esplodono:  si parla di più di 500 casi al giorno che saliranno in seguito sino a 1500. Comincia così a crescere la voce, prima serpeggiante, che attribuisce ai cosiddetti “untori” la responsabilità del contagio. Ne faranno le spese dei poveri diavoli vittime della furia popolare e dell’ipocrisia dei potenti. A questa atroce vicenda, che viene narrata brevemente nel romanzo. Manzoni dedicherà un intero saggio di inchiesta e di denuncia: La Storia della colonna infame.

Leggeremo quasi tutto il capitolo XXXI del romanzo operando qua e là qualche piccolo taglio e parti meno consistenti del cap. XXXII. Poiché nessuna ricostruzione storica di una tragedia così immane ci pare più efficace di quella compiuta dal Manzoni. Nessuna così completa, nessuna così acuta, nessuna così veritiera, nessuna così umana.

Capitolo XXXI
Lettura di Eleni Molos

Capitolo XXXII
Lettura di Eleni Molos

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