Proposte di audio-lettura al tempo del coronavirus
di Mariapia Donat-Cattin

In questi giorni strani e diversi capita di non riuscire a dormire e così durante una di queste notti ho letto La peste di Londra di Daniel Defoe nella traduzione di Elio Vittorini (titolo originale A journal of the plague year 1722; l’autore firma il manoscritto con le iniziali del nome di un suo zio H. F. Henry Foe) realmente esistito; lui al tempo della peste aveva cinque anni.

L’edizione da me posseduta e scovata in un piano quasi inaccessibile della mia biblioteca è quella del 1943-a.XXI dell’era fascista (identica alla prima edita da Bompiani a Milano nel 1940). Le date non sono secondarie. In quegli anni la guerra attraversava l’Europa per poi dilagare nel mondo. E noi sappiamo che la peste è stata spesso portata dagli eserciti oltre che dalle merci. Non è un caso poi che l’antica preghiera medievale fra i tanti mali scongiurati contenesse proprio l’invocazione: A peste, fame et bello, libera nos Domine (Liberaci, Signore dalla peste, dalla fame e dalla guerra) e la peste, come vediamo, è collocata al primo posto.

Nelle dense pagine introduttive a questo libro, Vittorini scrive che Il Journal, pur essendo uno dei meno noti fra i capolavori di Defoe (tutti conosciamo il Robinson Crusoe) e anche il meno organico, “contiene forse le sue pagine più belle”. Ma ciò che ha fatto scattare in me l’idea di partire proprio da questo testo per il percorso di letture e di riflessioni che qui proponiamo è quanto dice, con manzoniana ironia, Emilio Cecchi in proposito: “Nella nostra galleria di maestri della peste potremmo certamente dare al Defoe, per rispetto alla grande tradizione, un posto sopra Tucidide. Né gli vorremmo dar quello sopra Manzoni. Ma il terzo posto nessuno glielo toglie. Sebbene in lazzaretto […] è sempre un buon posto”.

Invece nella ‘nostra’ rassegna lo collochiamo al primo (seguiranno i testi di Tucidide e di Manzoni con un’incursionex sulla Peste di Camus e altri più recenti e più remoti che via via pubblicheremo insieme a qualche approfondimento scientifico).

Questo per due ragioni fondamentali. Navigando su Internet, in questi giorni sospesi e solitari, mi sono imbattuta spesso in articoli di giornale, proposte didattiche in cui si faceva riferimento a Manzoni e a Tucidide, per non dire poi di Boccaccio, mentre Defoe compariva raramente e di scorcio quando compariva. E poi perché questo diario, questo giornale della peste che colpisce Londra e i suoi dintorni tra la fine del 1664 e il 1665, di cui Defoe scrive a distanza di molti anni, contiene degli elementi di modernità e somiglianza con il nostro presente molto significativi.

Il modello che seguirò nel proporvi questa audio-lettura è quello adottato da Italo Calvino per raccontare L’Orlando furioso.

Cominciamo!

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