Idee per la ripresa di Torino e del Piemonte

L’emergenza sanitaria coglie la nostra Regione e il suo capoluogo in una fase difficile della loro storia. I profondi cambiamenti della struttura produttiva, e in particolare di quella industriale, pongono il problema di individuare una nuova prospettiva, che richiede idee e risorse straordinarie. Molti ne stanno discutendo, nelle sedi accademiche, dell’informazione, delle forze sociali e della cultura. Anche la Fondazione Carlo Donat-Cattin avvia un forum di discussione sui temi del futuro economico e sociale di Torino e del Piemonte. Per cominciare abbiamo posto tre domande ad economisti, imprenditori, amministratori e dirigenti politici e sindacali. Pubblicheremo le loro risposte e proseguiremo allargando la rassegna di opinioni con interviste, articoli e segnalazioni.

Giovanni Quaglia

Presidente della Fondazione CRT,
docente di Economia e Direzione delle Imprese
presso l’Università degli Studi di Torino

Domande a Giovanni Quaglia

Quali emergenze investono il Piemonte e quali settori richiedono interventi rapidi e straordinari?
Già prima dell’emergenza sanitaria, il Piemonte stava vivendo un profondo ripensamento delle proprie vocazioni tradizionali, in cerca del rilancio e del consolidamento socio-economico di alcuni asset strategici: in particolare, nell’area metropolitana torinese, le infrastrutture, il turismo, la cultura, la ricerca, il social impact; nelle aree intermedie, puntellate di città medio-piccole, il food, le medie imprese, i beni paesaggistici, le attività educative, culturali e socio-assistenziali, funzionali a consolidare i legami di comunità.
Ora che la gravissima crisi ha investito il Piemonte, così come l’intero Paese, occorrerà un piano di investimenti e di interventi urgenti per salvaguardare e mettere in sicurezza i settori che costituiscono l’asse portante del Piemonte.
Sono necessari interventi rapidi e straordinari soprattutto per non lasciare affondare le imprese del terziario – turismo, commercio, ristorazione, artigianato di qualità, servizi –, il mondo del terzo settore, a partire da quello cooperativo, e le eccellenti realtà innovative nel campo della ricerca e della cultura.
Tra queste un ruolo importante potrà essere svolto anche dalle OGR, riqualificate da Fondazione CRT e divenute, in poco più di due anni, un centro di eccellenza e sperimentazione tra i più dinamici in Europa, nella cultura, nell’arte contemporanea, nella ricerca, nell’innovazione, nell’accelerazione di impresa for profit e sociale, con una funzione di “cerniera” tra la dimensione locale e quella internazionale.

Come recuperare finanziamenti per questi settori da governo, regione, banche e privati?
Le misure urgenti varate dal Governo a sostegno del tessuto produttivo sono un primo, importante passo per iniziare a far fronte all’emergenza. Ma dobbiamo essere realisti: per far ripartire il Piemonte e l’intero Paese occorrerà mettere in campo rapidamente un piano straordinario, un’azione di sistema che coinvolga una molteplicità di attori e abbia una potenza di fuoco commisurata alla più grande crisi globale del millennio.
Penso innanzitutto alle istituzioni europee, chiamate, come mai prima d’ora, a superare diffidenze e particolarismi e a dare prova di unità, compattezza e capacità di visione per salvaguardare le fondamenta stesse della “casa comune”. Importante sarà poi l’attività delle banche, che, per ottenere le garanzie pubbliche previste dai decreti, si rivolgeranno al Fondo di garanzia gestito dal Mediocredito centrale e alla SACE, società controllata da CDP.
Sarà determinante il fattore tempo e, dopo i finanziamenti per l’emergenza, sarà essenziale far partire una serie di investimenti in opere pubbliche. Per la città di Torino e il Piemonte penso, oltre a quelle di rilevanza internazionale e interregionale, al Parco della Salute, alla linea 2 del metrò, al Manufacturing Technology Center, alla riqualificazione di aree produttive dismesse, al completamento della Asti-Cuneo.
Sarà ugualmente decisivo capire come investire, per rigenerare un’economia che non sarà più quella che abbiamo conosciuto, ed avviare un serio processo di semplificazione, eliminando i troppi passaggi burocratici che rischiano di vanificare i vari provvedimenti. Si tratta di dar vita a un nuovo modello di società.
L’intervento delle Fondazioni, enti privati non profit sempre in prima linea nel supportare le comunità e i territori, potrà essere significativo, specie se saranno accolte le proposte avanzate al Governo per la modifica della normativa fiscale assurdamente penalizzante.
In questo momento ogni euro che le Fondazioni riescono a “liberare” e a rimettere in circolo è ossigeno per il mondo del welfare, della cultura, dell’università, della ricerca.

Domande a Giovanni Quaglia

Come dare prospettive e formare i giovani al lavoro superata l’emergenza?
Per costruire sulla fiducia e sulla speranza la fase del post emergenza, senza cedere all’utopia ma neanche alla rassegnazione, sarà necessario offrire opportunità reali di crescita ai giovani. Torino e il territorio devono puntare alla qualità della formazione e delle competenze, e a valorizzare i talenti, riuscendo a trattenerli.
Il Piemonte ha la fortuna di poter contare sul Politecnico e su altre tre Università, assieme a grandi esperienze di Formazione Professionale.
Fondazione CRT continuerà ad investire nel capitale umano con i vari programmi di alta formazione – Talenti per l’Impresa, per l’Export, per il Fundraising, ecc. – e a supportare la ricerca e l’innovazione con le attività di OGR Tech.
Tuttavia, tutti gli sforzi saranno inutili se non avremo istituzioni autorevoli, coese e ben funzionanti, capaci di individuare obiettivi comuni e di rimotivare le persone, soprattutto i giovani, a credere di nuovo nel futuro.

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