Giovani Idee per l’Europa

Il convegno in omaggio a Sandro Fontana,
1 dicembre 2023

Sandro Fontana a dieci anni dalla scomparsa

di Giorgio Aimetti

Carlo Donat-Cattin e Sandro Fontana durante uno dei convegni a Saint-Vincent

Sandro Fontana era giunto alla passione politica passando per gli studi della storia dei cattolici popolari della Lombardia. E l’interesse ai ceti poveri di un mondo che a lungo non aveva avuto la grande vitalità economica di oggi aveva fatto sì che si avvicinasse presto a quel movimento cristiano sociale che nella dc si identificava con la sinistra di Forze Nuove. Era stato eletto consigliere regionale e negli anni Ottanta, dopo il travaglio che aveva portato Guido Bodrato a lasciare il gruppo, aveva finito per essere il più stretto collaboratore di Carlo Donat-Cattin.
Era diventato Vicesegretario nazionale della Dc, poi direttore del Popolo in una delle fasi più delicate della storia del partito, allorché il rovescio elettorale del 1983 aveva spinto anche la minoranza di Forze Nuove a mettersi “alla stanga” per ricostruire quel che era possibile della forza politica dei cattolici democratici.
Il suo ruolo, nell’ambito di Forze Nuove, era stato importante per delineare le caratteristiche della sinistra sociale del partito. Grande in particolare la sua attenzione al movimento cattolico nel mondo prima agricolo (un mondo descritto con tragica vivezza da Ermanno Olmi nell’Albero degli zoccoli); ma anche a quello industriale della Lombardia e in particolare del bresciano. Grande il suo interesse al ruolo svolto negli anni del dopoguerra dal partito dei cristiani democratici per elevare e rendere protagonista quei ceti che in Italia erano stati relegati da sempre ai margini dell’economia e ben dentro alle miserie di tutto un popolo (a quella fase aveva dedicato in particolare il libro “Il Dna degli Italiani” in cui descriveva le fasi della ripresa italiana e l’ingresso del paese tra i grandi dell’economia a pochi decenni dal disastro della sconfitta nella seconda guerra mondiale voluta dal fascismo).
Dopo la scomparsa di Carlo Donat-Cattin, Sandro era diventato prima ministro dell’Università e della ricerca scientifica con il governo Amato, poi era stato tra gli animatori di quel gruppo di esponenti democristiani che non aveva condiviso la nascita del Partito Popolare aderendo invece al CCD di Casini e Mastella.
Dieci anni dopo la scomparsa di Donat-Cattin aveva promosso, insieme con la fondazione Donat-Cattin, la riedizione dei convegni di Saint Vincent che ai tempi del ministro del Lavoro dell’autunno caldo erano stati il momento chiave della riflessione politica del gruppo di Forze Nuove. Era poi stato scelto come presidente della Fondazione Micheletti (un riconoscimento singolare e importante, occorre ricordare, che veniva da un organismo che aveva caratteristiche e origini diverse da quelle del mondo democratico cristiano). Aveva continuato la sua opera nell’ambito dei vari gruppi che avevano animato quelle riedizioni del meeting valdostano. Un impegno che è stato quasi un legato ereditario che continua anche oggi, a dieci anni dalla sua scomparsa, con l’attenzione alla storia e alla cultura di un ambito politico e sociale che non ha rinunciato a sperare, in una possibile rinascita.

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