Newsletter della Fondazione Carlo Donat-Cattin

Newsletter n. 4 - 9 febbraio 2023
Newsletter Fondazione Donat-Cattin n. 4 - 9 febbraio 2023
 
Nominata la nuova Presidente
della Fondazione Carlo Donat-Cattin
Venerdì 3 febbraio, il Consiglio di Amministrazione della Fondazione Carlo Donat-Cattin ha nominato la Prof.ssa Mariapia Donat-Cattin nuova Presidente. A lei il compito di proseguire il mandato portato avanti con passione, impegno e sacrificio per tanti anni dal fratello Claudio recentemente scomparso. A Mariapia Donat-Cattin gli auguri di buon lavoro da parte del Consiglio di Amministrazione, del Comitato Scientifico, dei dipendenti e collaboratori tutti della Fondazione.                                                     
Il saluto di Mariapia Donat-Cattin

Nella seduta del 3 febbraio, il CdA della Fondazione Carlo Donat-Cattin ha scelto me come sua Presidente. Non ho mai nemmeno immaginato di ricoprire questo ruolo. Ma spesso la vita ci sorprende e ci pone di fronte a responsabilità inaspettate. Ho subito avvertito che, per quanto mi pesasse succedere a mio fratello, non potevo e non dovevo tirarmi indietro,
- Giorgio Aimetti, biografo di Carlo Donat-Cattin e grande amico di Claudio, ha saputo cogliere meglio di tutti nelle ultime parole che ha pronunciato in chiesa alla fine della funzione religiosa, il significato di una scelta difficile e dolorosa insieme.
Caro Claudio, io credo che nessuno di noi, che abbiamo condiviso parte della vita con te, possa dimenticare l’entusiasmo, la forza del tuo impegno. La passione totale che lo ha caratterizzato. Per ciascuno di noi, dimenticarlo, fare un passo indietro sarebbe, credo, il modo per darti l’ultima delusione, l’ultimo dispiacere.
 
Mio fratello ha concluso il suo cammino terreno poco dopo che la Fondazione aveva compiuto trent'anni, lasciando un'eredità importante e delle proposte progettuali da perseguire e completare. Questo è il primo impegno che mi accingo ad assolvere con l'aiuto della piccola ma forte squadra che opera nella Fondazione  a cui va tutta la mia stima e il mio ringraziamento.
Ma c'è dell'altro. In una delle nostre ultime conversazioni avevamo riflettuto intorno alla necessità di rinnovarci e di quanto tutto questo fosse, sì  molto complicato ma, non impossibile. Avvertivamo entrambi che stavamo attraversando un'epoca di grandi cambiamenti e di forti tensioni. Nella quale gli strumenti interpretativi, che erano serviti in un passato anche recente a decodificare la realtà, andavano rivisitati se non abbandonati. Che occorrevano nuovi paradigmi interpretativi capaci di cogliere la complessità del presente e di intravedere il futuro.  Eravamo altresì entrambi convinti che questo non implicava fare piazza pulita del passato, perché senza il radicamento nella tradizione forte e viva che aveva animato l'impegno dei nostri padri non avrebbe potuto esserci  un futuro fatto di libertà, giustizia sociale e democrazia per le nuove generazione e che dunque su questo doppio binario avremmo dovuto muoverci e operare come Fondazione.
Concludo.
Claudio aveva delle doti straordinarie anche nel modo di rapportarsi agli altri, era un vulcano di idee, era veloce, efficace, efficiente, persuasivo. Ma soprattutto era un punto di riferimento per tutti noi familiari, collaboratori e amici. È per questo  che  in questo momento ci sentiamo tutti un po' smarriti e più soli.
Ebbene, anche se non sono lui, sento di poter affermare che anche io, come Claudio, ho imparato da mio padre che non bisogna mai riposare sugli allori e che, se anche il  mare è in tempesta, e questi sono tempi di tempesta, bisogna con tenacia e coraggio tenere la barra a dritta e continuare a navigare.
Mariapia Donat-Cattin
Ricordo di Enzo Carra
Enzo Carra (fotografia di Massimiliano Scarabeo, Venafro, Italia, wikimedia)

La scomparsa di Enzo Carra, deceduto pochi giorni fa al termine di un ricovero al Policlinico Gemelli di Roma, colpisce in modo profondo coloro che lo hanno conosciuto e quanti hanno avuto modo di lavorare con lui. La nostra Fondazione si unisce al dolore dei familiari.
Carra aveva 79 anni, era stato un giornalista di vaglia, diventando poi addetto stampa di Arnaldo Forlani. In quella veste fu protagonista di uno degli episodi più noti e sconcertanti della fine della prima Repubblica.
Accusato di aver taciuto alcune circostanze che avevano coinvolto l’ex presidente del Consiglio e Segretario Dc, nell'inverno del 1993 era stato portato in tribunale ammanettato per una 'sceneggiata' a beneficio dei media del tempo.
È stato giustamente rilevato da alcuni organi di informazione che un simile trattamento è stato risparmiato oggi persino a Matteo Messina Denaro, il capo dei capi della mafia. Ed è bene ricordare che Enzo Carra nel 2004 fu riabilitato.
Eletto più volte deputato nel corso della seconda repubblica, Carra ha dato alle stampe, poco prima della scomparsa, il volume L’ultima repubblica edito da Eurilink University Press. In questi giorni in libreria, lo scritto è introdotto significativamente da un dialogo a due tra l’autore e Gerardo Colombo, uno degli uomini di punta del pool milanese di “mani pulite”.
Enzo Carra aveva collaborato con “Terzafase” fin dall’esordio di quel mensile, fondato nel 1983 da Carlo Donat-Cattin. Suoi erano stati articoli e interviste importanti che davano l’indirizzo politico e culturale alla rivista. È stato successivamente tra i soci fondatori del nostro Istituto.  
Crediamo che il modo migliore di ricordarlo sia riproporre uno dei suoi scritti, dal primo numero di "Terzafase", del gennaio 1983.
L'umanesimo perenne di Maritain

 


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