Settegiorni (1967-1974)

Rivista settimanale, promossa da Carlo Donat-Cattin, interpreta i fermenti del cattolicesimo post-conciliare insieme al dialogo con il mondo socialista e con quello laico. Il settimanale, a cura delle edizioni Sette (società legata alla corrente DC di Forze Nuove) è diretta da Ruggero Orfei e Piero Pratesi. La veste grafica e giornalistica, moderna e ricca di immagini e vignette, è realizzata da Michele Torre, con la collaborazione di Paolo Donat-Cattin.
Ampia la lista dei collaboratori:dalle varie anime della sinistra democristiana agli intellettuali cattolici, dai socialisti ai giovani esponenti del sindacato. Interprete della rivoluzione culturale del 68 vive in maniera autonoma e gode di grande indipendenza politica.
Donat-Cattin, nel libro intevista “La mia DC” pubblicato nel 1980 (editore Vallecchi), spiega la natura del settimanale a Paolo Torresani: “La vita di Settegiorni fu sempre autonoma rispetto al gruppo di Forze Nuove. Sviluppò una linea che sembrò voler stabilire un collegamento tra il pensiero di Aldo Moro da un lato (integrato dai contenuti della sinistra sociale Dc e dalle organizzazioni popolari di radice etico-sociale cristiana) e il pensiero di Franco Rodano e dei suoi amici provenienti dalla sinistra cristiana e poi inseriti nel Pci, dall’altro. Al di là di quel sottile filo di collegamento l’esperienza culturale di Settegiorni è stata vasta e profonda ed è servita a rendere molto più libero il dibattito politico nel mondo cattolico”.

Nella direzione e nei collaboratori si può leggere il percorso del settimanale che rappresenta, in quegli anni travagliati e nei giorni della contestazione, un punto di riferimento per molti giovani, cattolici e no, che respingevano l’attrazione dei movimenti extraparlamentari.
Ruggero Orfei, era stato appena escluso dalla collaborazione con l’ Italia, il quotidiano cattolico milanese, e Piero Pratesi aveva lasciato l’incarico di vicedirettore dell’Avvenire d’Italia. Nessuno dei due iscritto alla Dc, anche se Pratesi era stato direttore de Il Popolo, quotidiano del partito. I due direttori, con Michele Torre, chiamano a collaborare forzanovisti, cattolici senza partito, socialisti vicini all’area di sinistra guidata da Riccardo Lombardi, intellettuali di varia provenienza.
Sfogliando l’elenco dei collaboratori si comprende il ruolo giocato dal settimanale: da Franco Bassanini a Luciano Benadusi, da Giovannibattista Cavallaro a Luigi Covatta, per proseguire con Giangiacomo Migone, Pino Di Salvo, Giorgio Girardet, Giovanni Gozzer, Mario Gozzini, Giancarlo Lizzeri, Sandro Magister, Italo Moscati, Pippo Ranci, Emanuele Ranci Ortigosa, Fausto Spegni, Alberto Tridente, Padre Maria Turoldo, Adriana Zarri. Certamente mancano nell’elenco altri nomi prestigiosi.
Settegiorni conclude la sua vita il 7 luglio del 1974 dopo una campagna referendaria sul divorzio che vede la direzione di Settegiorni favorevole al “no” in contrasto con la linea ufficiale della Dc.
Da tempo i conti del bilancio erano in rosso, ma la vera ragione della chiusura sembra essere quella di un cambiamento radicale del clima politico. Nel 1972 il settimanale aveva simpatizzato per l’Acpol senza però aderire al Movimento politico dei lavoratori, presentato senza fortuna da Livio Labor alle elezioni di quell’anno.

I numeri pubblicati sono stati 366.

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