Intervento di Carlo Donat-Cattin al comizio della CISL in piazza San Carlo a Torino il 1 maggio 1955

Carlo Donat-Cattin,
il sindacalista politico

Articolo di Alessandro Parola
su Puntodivista
in occasione dei 60 anni
della CISL

Buon compleanno alla Cisl che oggi compie 70 anni

In questo primo maggio così diverso da tutti quelli che abbiamo conosciuto vogliamo anche noi ricordare i 70 anni della CISL. Un traguardo importante di un sindacato riformista e di popolo che continua a segnare con i suoi valori e le sue scelte libere ed autonome le trasformazioni del nostro paese nel solco del fondatore Giulio Pastore.

Parlare della storia della Cisl è raccontare una parte importante della storia del sindacato in Italia, quel sindacato sorto nell’Italia repubblicana, libera e democratica, nata all’indomani del secondo conflitto mondiale.

La Cisl non dispone di un catechismo né di un manuale. La sua idea su se stessa, del resto, non è stata sempre identica e pacificamente condivisa. È utile perciò richiamare il nucleo fondamentale, l’idea essenziale che la Cisl ha proposto fin dalla sua nascita: il sindacato ricava la propria effettiva legittimità storica soltanto dallo stretto legame con i lavoratori, unendoli in un assetto associativo, volontaristicamente accolto e autonomo, ossia, prima di tutto, libero da qualsiasi controllo esterno, politico e organizzativo.

Carlo Donat-Cattin a Biella in occasione della festa del I Maggio del 1957

Torino: Carlo Donat-Cattin fu il primo segretario provinciale dal 1950 al 1956

Donat-Cattin ha svolto un ruolo di primo piano nella costruzione del “sindacato nuovo”. Insieme ad altre personalità del calibro di Giulio Pastore, elaborò un’idea di sindacato che ispirandosi alla dottrina sociale cristiana affermasse l’autonomia e la difesa degli interessi di tutti i lavoratori; per loro non ci poteva essere una visione egemonica sul popolo lavoratore e un solo punto di vista sindacale, specie di fronte ai potentati economici.
Un sindacato libero e moderno, fuori dai condizionamenti degli schemi ideologici, era quello che a suo giudizio serviva al Paese. Quando diventerà Ministro del Lavoro, nel 1969, e porterà a termine il cammino dello Statuto dei Lavoratori, darà prova della sua capacità riformista, frutto della scuola sindacale e della sinistra cristiana che gli avevano insegnato a unire il coraggio dei propri ideali con il pragmatismo necessario ad una vera politica del fare.

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