L’ultima delle pubblicazioni promosse da Carlo Donat-Cattin è terzafase, un mensile che vede la luce nel gennaio 1983. Rivista elegante, disegnata da Antonio Donat-Cattin e, successivamente, impaginata da Alberto Moretto, viene curata da Claudio Donat-Cattin. Rappresenta una novità editoriale seguita con attenzione dal mondo politico e da quello giornalistico.

La rivista, che nel nome si rifà all’ultima proposta politica di Aldo Moro, capovolge l’interpretazione diffusa, tesa al rilancio del “compromesso storico”. È la risposta di Donat-Cattin alla segreteria De Mita ed al rischio di abbandono della linea del “preambolo”, da lui scritto con Forlani, per fermare nuove intese con il Pci, superata la fase dell’emergenza legata al terrorismo.

Così il leader della sinistra sociale rilancia, attraverso terzafase, la collaborazione strategica con il Psi di Craxi e i partiti laici. Le elezioni del 1983 segnano infatti una sconfitta per la Dc che scende al livello più basso dai tempi per il voto della Costituente.

Nel comitato di direzione della rivista compaiono uomini politici con posizioni diversificate all’interno della Dc: Franco Malfatti,Gerardo Bianco,Pietro Merli Brandini, Sandro Fontana, Giancarlo Lizzeri, Alberto Luna, Enzo Carra, Domenico Trucchi. Gli editoriali portano la firma di Carlo Donat-Cattin e, in qualche numero, quella di Sandro Fontana.

Politica interna ed economia assorbono la maggior parte dello spazio, ma ampio è anche il settore dedicato agli affari internazionali con acute analisi sul declino dell’impero sovietico di Piero Sinatti. Ogni numero della rivista è chiuso da una sezione storica attenta alle vicende del cattolicesimo nell’ultimo secolo e a quelle della CISL. Questo settore vede il contributo di Vincenzo Saba, presidente della Fondazione Pastore.

La vera novità editoriale è rappresentata dal “Diario di bordo”, curato dallo stesso Donat-Cattin, sotto la firma de Il Nostromo: una serie di indiscrezioni, interne ed esterne al partito, che va a ruba tra i giornalisti. Dalla lettura degli editoriali emerge la fotografia della crisi politica italiana e di una deriva che colpirà in maniera mortale la Democrazia Cristiana. Parole profetiche che si possono cogliere nel numero del settembre del 1990 quando ricorda la frase di De Gasperi: “Giudico i partiti da come servono il popolo. Io non servirei nemmeno la Democrazia Cristiana se non avessi la convinzione che vuol servire il popolo” e Donat-Cattin commenta: “Da settembre a marzo misuriamoci senza doppi giochi con queste dure parole di De Gasperi che non concedeva nulla alla retorica”.

Ma fin dall’aprile 1990, riflettendo sulla divaricazione che nasce dalle proposte alternative di Comunione e Liberazione e di Leo Luca Orlando, commenta: “Sembra di dover ricominciare da uno. Ma è tardi, sempre più tardi”.

Forte sempre la critica e l’opposizione al sistema maggioritario per le elezioni politiche. Per Donat-Cattin la storia della Dc, insieme a quella della democrazia dei partiti, è strettamente legata al proporzionale.
Contro i disegni maggioritari di Mino Martinazzoli e di Ciriaco De Mita, nel gennaio 1990 scrive: “Il sostitutivo del governo dei partiti è quello delle persone, cioè l’arretramento a metodi predemocratici che caratterizzano le più antiche Costituzioni. Abolizione delle preferenze, collegi uninominali,elezioni plebiscitarie di presidenti,capi di governo e sindaci, sono tutte norme che,dove sono applicate, hanno offerto scarsi e superficiali contributi per ridurre la corruzione e però hanno spostato l’asse del potere su gruppi elitari, clan e famiglie, potenti soprattutto per la forza del denaro: un alveo di possibile corruzione assai più profondo”.

Con senso profetico aggiunge quest’ultima considerazione: “Nessuno che non sia ricchissimo o sostenuto da favolose ricchezze può diventare, dall’inizio del secolo che sta per finire, presidente degli Stati Uniti. Così, le contese elettorali sarebbero altrettante riffe per la Mondatori o, se più vi piace, per l’Enimont”.

L’ultimo editoriale di Donat-Cattin è del gennaio 1991, poco prima della morte, nel quale affronta il tema della tragedia della guerra. Siamo alla vigilia della prima guerra del golfo. Nell’editoriale, scritto come sempre a mano prima di entrare in clinica, sottolinea rischi ed opportunità nel conflitto armato da un’ottica niente affatto pacifista: “I testi dell’irenismo cattolico e dello pseudo irenismo comunista e dei fedeli compagni di strada sono pieni zeppi delle gravi responsabilità assunte dall’Occidente per non avere sciolto il nodo di vipere dei problemi medio-orientali”.

Dopo la scomparsa di Donat-Cattin terzafase prosegue la pubblicazione per altri due anni con editoriali di Sandro Fontana e Franco Marini.

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