L’Arcivescovo Cesare Nosiglia ai cancelli della fabbrica Agrati incoraggia i lavoratori rimasti senza lavoro.

Cesare Nosiglia, il vescovo degli ultimi nella Torino della crisi

Nel giorno dell’ultimo saluto di Torino a Cesare Nosiglia, arcivescovo di questa città fra il 2010 e il 2022, anche noi intendiamo ricordarlo. E vogliamo farlo, mettendo in risalto la cifra che ha caratterizzato la sua presenza nel capoluogo subalpino.

In una bella intervista, condotta da Luca Rolandi, comparsa sulle pagine del Corriere della Sera subito dopo la sua rinuncia al seggio arcivescovile per raggiunti limiti di età, Nosiglia diceva:

«Cercare gli ultimi è il centro della fedeltà al Vangelo, il Signore lo ripete continuamente. Ma le cose si possono vedere anche in questo modo: se noi non promuoviamo con convinzione la dignità degli ultimi, se non costruiamo le condizioni perché tutti siano uomini e cittadini, è a noi che manca qualcosa, è la nostra vita che ne risulta limitata: perché il benessere materiale di pochi crea ingiustizia e squilibrio. È il bene comune il nostro obiettivo. Vale anche per Torino, ed è il senso che ho cercato di dare all’impegno mio personale e della Chiesa subalpina: impegnarsi per l’accoglienza dei senza dimora, degli stranieri e profughi, per la scolarizzazione dei bambini rom, per gli operai senza lavoro e così via è un modo per costruire giustizia e dunque migliorare anche la qualità della nostra vita».

Riprendeva poi il tema delle due città: quella dei benestanti e quella dei diseredati, degli emarginati, degli operai in difficoltà.

Qualcuno oggi ha scritto che Monsignor Nosiglia, figlio di operai, parlava come un sindacalista. Noi pensiamo che parlava e agiva meglio di un sindacalista perché nelle sue parole, nei suoi gesti, nelle sue azioni non c’era ombra di retorica, solo la sua grande umanità e la sua forza spirituale.

Quando, dopo l’esperienza vicentina, arrivò a Torino presto si rese conto che quella non era più «la città del lavoro ma che esistevano due città: la città dei ricchi e quella nei guai, una che faceva sempre festa, e l’altra che era un esercito di poveri».

Eccolo allora subito e sempre al fianco dei lavoratori dell’“Embraco” come a quelli della Fiat e di tante altre fabbriche in crisi, di una città in declino; vicino ai familiari degli operai vittime di incidenti sul lavoro; ai giovani disoccupati; agli immigrati; ai senza dimora; a tutte quelle realtà che reclamavano giustizia.

Nella cattedrale accanto alle autorità religiose e laiche ci sarà a rendergli omaggio quella Torino che aveva conosciuto il suo coraggio e che lo aveva sentito vicino come un padre, un fratello maggiore.

A lui, alla sua testimonianza ci inchiniamo anche noi oggi sperando che il suo esempio illumini la mente e i cuori di tutti i torinesi nella complessità e diversità dei ruoli ricoperti perché questa città rinasca nel segno dell’unità e della giustizia sociale.

Mariapia Donat-Cattin

Con i bambini, segno di futuro e di gioia: l’arcivescovo Nosiglia in un momento di fraternità semplice e autentica.
Gioia e spiritualità: un momento speciale con l’arcivescovo Cesare Nosiglia.
error: Contenuto protetto da Copyright.