Fondazione Carlo Donat-Cattin
Dall’appello ai Liberi e forti al congresso di Torino
Il Partito popolare italiano (1919-1923)
A cura di Margherita Boffano
Prefazione di Gianfranco Morgando
Edizioni Lavoro, Roma 2023
Collana Studi di storia
pp. 116, Ean 9788873135814
Questo volume – che raccoglie gli Atti del convegno organizzato a Torino in occasione del Centenario della nascita del Partito popolare italiano – si colloca alla fine di un percorso di ricerche e di studi dedicati dalla Fondazione Carlo Donat-Cattin alla breve ma intensa vicenda del Partito sturziano: «l’avvenimento più notevole della storia italiana del XX secolo», secondo l’autorevole parere di Federico Chabod.
L’arco cronologico dei saggi qui pubblicati parte dall’atto di nascita del Partito popolare italiano, l’Appello «ai liberi e forti» diffuso il 19 gennaio del 1919, per chiudersi con il IV Congresso che si svolge a Torino tra il 12 e il 14 aprile del 1923. Il clima è infuocato: nell’autunno, la città aveva vissuto giornate di sangue e di terrore che avevano lasciato il segno.
Nella relazione di apertura intitolata La funzione storica del Partito Popolare Italiano, Luigi Sturzo indica con chiarezza il compito storico del suo partito: «realizzare entro la vita pubblica e con l’esercizio delle attività civili» un programma «in antitesi al liberalismo laico, al materialismo socialista, allo Stato panteista e alla nazione deificata». Il prete di Caltagirone non ha dubbi: i popolari non debbono «avallare una cambiale in bianco» al fascismo. E traccia con nettezza la linea dell’intransigenza. La maggioranza del partito si schiera con
lui, riconfermandolo segretario. Ma, come è noto, questa linea – che segna l’inconciliabilità assoluta e profonda tra l’etica cristiana e il fascismo – non reggerà alla prova nelle aule parlamentari.
I saggi qui pubblicati affrontano da prospettive diverse, ma ugualmente rilevanti, la breve e intensa parabola del Partito popolare italiano riuscendo a «fornire», come scrive Gianfranco Morgando nella Presentazione che apre il volume, «un contributo non comune alla riflessione storiografica su una stagione costituente del cattolicesimo politico italiano». Da queste pagine emergono non solo le dimensioni nazionale e regionale ma anche quella europea poiché le vicende storiche del movimento politico dei cattolici italiani sono strettamente intrecciate con quelle del cattolicesimo politico europeo, caratterizzato da una pluralità di esperienze che presentano tratti comuni ma anche differenze significative. All’interno di questo contesto il programma del Partito popolare italiano appare il più avanzato «per la netta accettazione del sistema democratico e rappresentativo, per la distinzione dell’organizzazione politica dalla struttura ecclesiale e per l’autonomia nei confronti della gerarchia».
E proprio sulle esperienze di questo straordinario «laboratorio» si fonderà il protagonismo politico dei cattolici nell’Europa del secondo dopoguerra. I popolari, Sturzo in testa, hanno saputo tenere alta «la bandiera della libertà nell’esilio, nell’opposizione al fascismo e infine nella partecipazione alla Resistenza. Hanno riscattato le ambiguità e i trasformismi di tanta parte del mondo cattolico italiano. Lo hanno fatto perché, come testimoniano le pagine che pubblichiamo, erano un partito che affondava le proprie radici in una filosofia della storia e in una cultura politica». Un richiamo, «nei tempi di pragmatismo che stiamo vivendo», che dimostra l’importanza e l’attualità del popolarismo e il senso profondo di questo lavoro.