Camminare Insieme

Ne discussero tutti, i democristiani e i comunisti, gli operai e i padroni, i giornalisti e i professori universitari

di Gianfranco Morgando

La nostra Fondazione è molto lieta di aver dato un piccolo contributo all’organizzazione di questo incontro. Porgo a tutti il saluto più cordiale, quello del Presidente Claudio Donat-Cattin, il mio  e quello di tutti i nostri collaboratori. Siamo un Istituto culturale che si occupa della storia politica e sociale del novecento, soprattutto con riferimento al ruolo svolto dai credenti nelle complesse vicende della società italiana, torinese e piemontese in particolare. Non potevamo quindi essere estranei ad una riflessione sulla figura del Cardinale Pellegrino e sulla sua più importante lettera pastorale, per le influenze profonde che hanno avuto sulla città e per il contributo che hanno dato ad una nuova stagione della vita ecclesiale e civile. Ho trovato una frase efficace del prof. Siro Lombardini, illustre economista, che è stato anche il primo presidente della nostra Fondazione. In un convegno del 2002 su Torino negli anni dell’episcopato di Michele Pellegrino disse: “La città di cui era vescovo non era fatta solo di chiese e di fedeli, ma di uomini che dovevano affrontare i problemi del lavoro, della dignità ferita, dell’abbandono”.

Molti di noi ricordano la città del tempo. L’immigrazione e l’esplosione demografica, la mancanza di case e di scuole, la pervasività culturale e sociale della grande impresa fordista. Di fronte a questa situazione il Vescovo Pellegrino, nell’incontro del 28 maggio 1967, sottolinea vigorosamente l’urgenza dell’impegno politico e sociale del cristiano. Non compie nessuna rottura con i politici cristiani, ma li invita ad un atteggiamento coerente: chiede un confronto politico e culturale   sui problemi concreti, senza facili barricate ideologiche, e pone la netta distinzione e la rigorosa autonomia tra impegno ecclesiale e temporale. Negli anni successivi il magistero del Vescovo richiamerà con grande vigore, soprattutto nella “Camminare insieme”, la dimensione concreta di questa coerenza, nel servizio ai poveri e nella promozione di una vera fraternità, nella Chiesa e nella società.

Non spetta a me, in questo breve intervento di saluto, indagare sulle reazioni del mondo politico alle grandi novità dell’episcopato di Pellegrino. Altri lo faranno. Ho ancora nei miei ricordi di giovane militante di allora l’entusiasmo di molti, lo sconcerto o la critica aperta di altri. Tutto questo oggi è storia, ed aiuta a capire  la contemporaneità. Mi pare tuttavia di poter dire che, in quel complicato avvio degli anni ’70 ,  la  “Camminare insieme” fu un ineludibile punto di confronto per chi si impegnava nell’azione culturale, politica e sociale. Ne discussero tutti, i democristiani e i comunisti, gli operai e i padroni, i giornalisti e i professori universitari. Ebbe una parte non piccola nell’ispirare una stagione che si metteva lentamente alle spalle l’unità politica dei cattolici e avviava la ricerca di un più consapevole rapporto dei credenti con la politica. Lo ripeto: un ruolo storico, che il nostro convegno ci aiuterà a ricordare ed approfondire. Ringrazio la Fondazione Michele Pellegrino, che è stata l’anima dell’iniziativa di oggi, e auguro buon lavoro.

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