A ottant’anni dalla liberazione di Ivrea

«All’alba del 3 la 76ª entrava a Ivrea portando fiori nei luoghi dov’erano stati uccisi i suoi migliori combattenti»

(Saverio Tutino, La ragazza scalza. Racconti della Resistenza, Einaudi, 1975, p. 24)

Nella notte tra il 2 e il 3 maggio 1945 Ivrea fu liberata dall’occupazione tedesca

La liberazione avvenne una settimana dopo il 25 aprile a causa della particolare situazione della città: nell’Eporediese era infatti concentrato un gran numero di truppe tedesche. La zona rivestiva un’importanza strategica, costituendo il passaggio verso la Valle d’Aosta.

Solo dopo una lunga serie di trattative tra i rappresentanti del CLN, il vescovo di Ivrea Paolo Rostagno – che ebbe un ruolo fondamentale nella mediazione – e attraverso il dialogo con gli alleati, i tedeschi, appresa anche la notizia della morte di Hitler, decisero di arrendersi. La resa fu firmata il 2 maggio e, il giorno successivo, la 76ª Brigata Garibaldi fece il suo ingresso nella città finalmente liberata.

Il 10 maggio vedeva la luce il primo numero del settimanale «Il Popolo Canavesano», organo ufficiale della Democrazia cristiana, attivo sino al 25 ottobre 1945 per un totale di ventiquattro numeri. Ideatori del periodico Emilio Parato e Carlo Donat-Cattin, già fondatori del foglio clandestino «Per il domani» (1944-1945) che avevano partecipato attivamente alla resistenza in quel territorio.

«Il Popolo Canavesano», per il duplice carattere di testimonianza viva e di fonte storica preziosa, nel suo primo numero ricostruisce la cronaca della liberazione nel dettaglio, permettendo a chi lo legge oggi di conoscerne i passaggi principali.

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