ABSTRACT

Letture e reazioni della “Camminare Insieme” negli ambienti politici piemontesi

di Luca Rolandi

L’accoglienza negli ambienti cattolici per Pellegrino è mista a stupore e speranza. Si avverte un cambiamento d’epoca dopo il lungo episcopato del Cardinale Maurilio Fossati. In ambito politico istituzionale i contorni sono più sfumati, tutto è caratterizzato dallo stile sabaudo, sebbene ammantato da parole di stima e benvenuto molto formali. Il sindaco cattolico laico di Torino, Giuseppe Grosso, ha un sussulto quando al rientro a Torino dopo il conferimento della porpora cardinalizia ricordava il ruolo di Pellegrino come collega professore. Sembrava un inizio confortante, ma il mondo legato alla Democrazia Cristiana non gli fu così solidale. Negli anni successivi non arriveranno parole di elogio e sostegno soprattutto dopo il triennio di conflitto e trasformazione sociale, quello che inizia con il ’68 e si conclude con il 1970, l’anno dello scontro più duro con l’approvazione della legge sul Divorzio.  Eppure come scrisse il vaticanista Domenico del Rio “Pellegrino era a contatto con la sua città. “Camminare insieme” era il titolo di una sua lettera pastorale. Ma quel suo essere il vescovo del colloquio, quel suo linguaggio quasi “laico” con cui predicava in chiesa, non piacevano a tutti”, soprattutto ad un mondo politico che si sentiva scavalcato, superato nelle idee e nelle istanze dalle parole profetiche ma tremendamente reali del pastore professore.
Torino e il suo circondario rappresentavano un punto d’osservazione significativo per considerare quanto la fede religiosa sia stata trasformata dalla presenza di fenomeni di modernizzazione, imprevisti quanto dirompenti. Tra gli anni Sessanta e il Settanta la popolazione a Torino di colpo quasi raddoppia, raggiunse e superò il 1 milione di abitanti, proprio nell’anno della Lettera pastorale. Nel censimento del 1971 Torino si registrò il record di 1milione 167mila abitanti. C’è la forte immigrazione dal sud che propone per tutti un tipo di vita diverso, un modello di famiglia diversa. Passando tra le temperie del Sessantotto, dell’autunno caldo, della crisi petrolifera e i tragici anni dell’inizio del terrorismo. Dal 1969 al 1972 si sviluppava un contesto politico in movimento in cui opera il cardinale e arcivescovo di Torino Pellegrino. In Città si determinarono una serie di crisi amministrative, una fase che finisce per essere caratterizzata dal tentativo di ricomporre nella vita politica torinese il ritorno a maggioranze centriste dopo le esperienze di centrosinistra. Una risposta alla situazione esplosiva che si era determinata dopo l’autunno caldo e i primi anni Settanta. La crisi della Dc e la sua svolta a destra nei primi anni Settanta è causata dalla fine di un ferreo collateralismo associativo, il distacco del mondo cattolico conciliare, i giovani della contestazione e la conclusione di un rapporto dialettico ma non conflittuale come sarebbe stato con il sindacato e il movimento operario: per questo la “Camminare Insieme” non riscosse una particolare eco nel mondo politico torinese e piemontese di area democratico cristiana. Mentre la lettera incontrò l’attenzione delle organizzazioni sindacali e dei partiti di sinistra (uno dei più impegnativi volumi di presentazione del documento fu dovuto all’iniziativa di Diego Novelli, prima giornalista dell’«Unità» e poi sindaco comunista di Torino dal 1975 al 1984), essa ricevette duri attacchi dalla destra politica e dagli ambienti benpensanti cattolici e non. A sopire in parte le polemiche giunse una lettera del pontefice Paolo VI del 4 marzo 1972, che esprimeva all’arcivescovo di Torino la «compiacenza per la lettera pastorale Camminare insieme che finalmente ho potuto leggere per disteso, quasi la ascoltassi pronunciata dalla sua voce, gustandone l’accento semplice, calmo e autorevole, e scoprendo il cuore pastorale da cui questo documento trae la sua sapienza e la sua aderenza, da un lato, all’insegnamento evangelico e, dall’altro alle condizioni presenti del Popolo di Dio e del mondo, in cui esso vive sommerso».
Tra gli esponenti di rilievo della Democrazia Cristiana silente restò Carlo Donat-Cattin, leader della sinistra sociale che non conosce Pellegrino e che invece è legato alla lezione umana e spirituale di padre Enrico di Rovasenda, il domenicano amico di Frassati, poi alla Accademia della Scienze e animatore culturale degli intellettuali cattolici democratici e sociali torinesi anche grazie ai suoi interventi sulle colonne de Il Nostro Tempo. Nessun riferimento ho potuto riscontrare sulla lettera del cardinale di Torino neppure nell’ala centrista della Dc, in quegli anni guidata dal primo presidente della Regione Piemonte Edoardo Calleri, cattolico liberale ed esponente della corrente dorotea.  Nell’ambito della Dc sono soprattutto due esponenti della sinistra sociale, ma solo in anni molto lontani dalla pubblicazione della Camminare insieme a ricordarla. Il sindaco di  Torino dal 1970 al 1973 Giovanni Porcellana, che ebbe un rapporto di collaborazione non solo formale con Pellegrino e Guido Bodrato, deputato e poi ministro, padre nobile della cultura cattolico democratica in città. Diverso e più profondo fu il rapporto di Diego Novelli, giornalista dell’Unità prima e poi Sindaco della città negli ultimi anni dell’episcopato di Pellegrino: un misto di ammirazione e legame oltre la dimensione istituzionale per le difficoltà che l’arcivescovo dovette attraversare. Secondo Novelli, la lettera pastorale Camminare insieme fu l’inizio di un approccio storico e culturale diverso nel rapporto e nel dialogo tra mondo cattolico e marxista. Non solo Diego Novelli, ma una parte consistente del mondo comunista, fu decisamente coinvolto nel comprendere con stupore e meraviglia la lettera pastorale dell’Arcivescovo che supera i confini ecclesiali per diventare oggetto di riflessione e dibattito nelle sedi e nelle sezioni del Pci e degli altri partiti della sinistra storica. Nell’ambito delle ricerche sulle carte Pellegrino conservate nell’Archivio diocesano di Torino sicuramente inedita e davvero significativa è la lettera di Gustavo Buratti Zachi. È un documento molto interessante per la profondità della riflessione e la volontà da parte del giovane socialista di Biella, capogruppo al Consiglio Comunale, letteralmente folgorato dalla lettura del lettera pastorale.

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